Nel cuore di New York, il Made in Italy vive un vero exploit durante le festività: prodotti autentici, identità territoriale e cultura gastronomica diventano protagonisti di un mercato in continua espansione. Ne abbiamo parlato con Alfonso Pecoraro Scanio, ex ministro dell’Agricoltura e presidente della Fondazione UniVerde, da anni impegnato nella tutela della qualità italiana e nella lotta all’Italian sounding.
Negli ultimi anni si è registrato un vero boom dei prodotti italiani sulle tavole natalizie americane, in particolare a New York. Quali sono i fattori che rendono il Made in Italy così desiderato durante le festività? Come si è evoluto questo legame culturale e gastronomico?
Il boom dei prodotti italiani non riguarda solo il Natale: ormai dura tutto l’anno ed è un trend globale. A New York, però, le festività amplificano tutto: l’atmosfera natalizia, il valore del cibo e la voglia di qualità. I prodotti italiani, soprattutto quelli tipici e artigianali, dalle eccellenze gastronomiche ai dolci tradizionali, diventano protagonisti e assumono un valore simbolico e affettivo ancora più forte.
Il punto cruciale, tuttavia, è distinguere il vero Made in Italy dalle imitazioni. Più cresce la domanda, più aumentano i prodotti fake. Ed è significativo che proprio a Natale il cibo italiano diventi anche un regalo prezioso per le persone care: un gesto che conferma quanto sia riconosciuta la nostra qualità.
Lei ha sempre sottolineato l’importanza di un Made in Italy sostenibile. Come possono i produttori italiani coniugare la crescente domanda internazionale con il rispetto dell’ambiente e dell’identità territoriale?
L’agroalimentare italiano è, in media, già più sostenibile rispetto ad altri Paesi: l’uso di sostanze chimiche e prodotti ultraprocessati è molto più limitato. Anche nei periodi di maggiore richiesta, come Natale, è fondamentale seguire procedure che tutelino filiere corte, biodiversità e qualità delle materie prime.
C’è poi il tema degli imballaggi: investire in materiali ecologici e riciclabili rende il prodotto italiano ancora più competitivo. Ma non è sufficiente che un prodotto sia “italiano”: deve essere italiano di qualità. La sfida del futuro è migliorare l’export puntando sempre di più sulla sostenibilità certificata.
Quanto pesa il mercato americano, e quello newyorkese in particolare, per i produttori italiani durante il periodo natalizio? E quanto contribuisce questa vetrina alla reputazione internazionale dell’Italia?
Il Natale ha un grande impatto sul mercato alimentare, sia in Italia sia all’estero. New York, poi, è una vetrina unica: una città che da sola rappresenta una fetta enorme dell’economia statunitense e che ha un’influenza globale sulla cultura gastronomica.
Non è un caso che molte iniziative internazionali, come la campagna per il riconoscimento dell’arte del pizzaiolo napoletano come patrimonio dell’umanità, siano state promosse proprio lì. Il periodo natalizio porta maggiore disponibilità economica, desiderio di spendere e di riscoprire tradizioni autentiche. È il momento ideale per raccontare la cultura della dieta mediterranea e il valore del cibo certificato.
Il fenomeno dell’Italian sounding è ancora molto diffuso negli Stati Uniti. Cosa si può fare, a livello istituzionale e culturale, per tutelare i veri prodotti italiani, soprattutto quando la domanda cresce durante le festività?
La mia battaglia contro l’Italian sounding dura da più di vent’anni. Il termine agropirateria, oggi riportato anche dalla Treccani come neologismo, l’ho coniato nel 2000 proprio per denunciare la truffa dei finti prodotti italiani o delle imitazioni delle nostre denominazioni.
Il problema è enorme: il giro d’affari del falso Made in Italy è stimato attorno ai 100 miliardi di euro l’anno, a fronte dei 60-70 miliardi del nostro export. Siamo tra i Paesi più imitati al mondo perché i nostri prodotti piacciono e funzionano.
Per contrastare il fenomeno servono comunicazione efficace, accordi internazionali, trasparenza e sistemi di tracciabilità che permettano al consumatore di conoscere la provenienza del prodotto e il volto del produttore. Anche i social, se usati con intelligenza, possono aiutare molto a distinguere l’autentico dal falso.
Guardando ai prossimi anni, quali strategie potranno rafforzare la presenza e il valore dei prodotti italiani durante le festività internazionali, anche in chiave di turismo e diplomazia culturale?
Il cibo è un ambasciatore straordinario della cultura italiana. Le pizzerie e i ristoranti italiani all’estero già svolgono un ruolo fondamentale nel diffondere territori, tradizioni e prodotti regionali.
Serve però migliorare il lavoro di distributori e importatori, assicurando eccellenza e trasparenza lungo tutta la filiera. Spesso a fare la differenza sono proprio i prodotti “semplici”: un buon pane italiano, un biscotto artigianale, una specialità locale autentica.
Le azioni di promozione devono essere intelligenti e continuative, non limitate ai soli eventi fieristici. Durante le festività si possono valorizzare simboli come il panettone, emblema indiscusso del Natale italiano, ma anche molti altri dolci e tradizioni che meritano di essere raccontati nel mondo.
L’articolo Il boom del Made in Italy sotto l’albero tra tradizione, qualità e lotta ai falsi proviene da IlNewyorkese.





