Per oltre venticinque anni Claudio Pagliara, recentemente nominato direttore dell’Istituto Italiano di Cultura a New York, ha raccontato il mondo per la RAI, vivendo da corrispondente in alcuni dei punti più nevralgici del pianeta. «Ho avuto il privilegio, grazie alla RAI, di raccontare almeno tre scenari molto importanti, che lo saranno anche nei prossimi anni: il Medio Oriente, la Cina e gli Stati Uniti».
Nel suo ultimo libro L’Imperatore. Donald Trump: l’inizio di una nuova era (PM Editore), analizza il fenomeno Trump e la trasformazione che sta attraversando l’America.
Secondo Pagliara «l’attenzione crescente del pubblico per la geopolitica non è necessariamente un buon segno. È un cattivo segnale, significa che siamo sull’orlo di un baratro e il pubblico, anche quello generalista che non si è mai occupato di questioni internazionali, se ne sta rendendo conto».
Dieci anni in Medio Oriente, a Gerusalemme, cinque anni in Cina, principalmente a Pechino, dove ha osservato l’ascesa di Xi Jinping e la sfida tecnologica della Cina agli Stati Uniti, e infine dal 2019 negli USA, a New York e Washington: «In questi ultimi anni ho seguito due elezioni americane: quella vinta da Biden nel 2020, nel pieno della pandemia, e l’ultima del 2024, che molti hanno definito “la rivincita dell’Imperatore”, definizione che ha ispirato il titolo del mio libro».
Pagliara spiega come il magnate americano abbia trasformato il Partito Repubblicano e intercettato nuovi segmenti di elettorato. «In tutta la mia carriera da giornalista non ho mai visto un politico richiamare folle così entusiaste ai suoi comizi. Ha parlato a temperature sotto zero durante le primarie, così come in luoghi torridi, e c’era sempre gente di tutte le età disposta a stare in fila ore, anche in condizioni climatiche estreme, pur di vederlo.
Il movimento MAGA, acronimo di Make America Great Again, è senza precedenti per popolarità. Trump ha completamente cambiato la base elettorale repubblicana, costruendo una coalizione inedita: non solo miliardari e grandi corporate interessati ai tagli fiscali, ma anche operai, agricoltori dell’America profonda e una parte di elettorato etnico che prima non avrebbe votato per il Partito Repubblicano.
Lo si vede anche in alcune misure molto concrete, come la detassazione delle mance, che può sembrare marginale in Italia, ma negli Stati Uniti rappresenta una quota rilevante del reddito per milioni di lavoratori. Vederle detassate è estremamente popolare».
Molti sono rimasti sorpresi dai recenti screzi tra Trump e Elon Musk, sfociati in una vera e propria rissa social tra i due, dopo che Musk era stato in prima linea al fianco di Trump in tutta la campagna elettorale. «Il punto di frizione con Musk nasce da molteplici fattori. Musk si aspettava di avere maggiore influenza sull’amministrazione Trump, soprattutto su questioni come la guida della NASA e i grandi contratti federali per lo spazio e per internet. Ma Trump ha mantenuto la sua promessa di mettere l’America al primo posto, dicendo no anche a Musk. Quando il saldo dei danni ha superato i benefici, Musk è esploso — com’è nel suo carattere — e il conflitto è diventato inevitabile.
La cosa interessante è che non si sono solo affrontati l’uomo più potente e l’uomo più ricco della terra, ma probabilmente anche i due uomini con la maggiore potenza mediatica sulla rete, facendo letteralmente esplodere internet».
“L’Imperatore” è un titolo provocatorio, ma che trova fondamento nella stessa narrazione che Trump costruisce intorno a sé: «Uno degli slogan di Trump è peace through strength — ottenere la pace attraverso la forza — e lui ritiene che solo dimostrando forza e potere, metaforicamente quelli di un Imperatore, possa ottenere il suo obiettivo: pacificare un mondo sull’orlo del baratro.
Oggi i nemici dell’Occidente si sono saldati come mai prima: Cina, Corea del Nord, Russia e Iran cooperano apertamente. L’Iran fornisce droni alla Russia per l’Ucraina; i soldati nordcoreani combattono grazie al placet di Pechino; la Cina garantisce alla Russia il sostegno economico senza il quale la guerra sarebbe finita subito. Trump vuole usare tutti i poteri possibili per contrastare questa coalizione».
Per quanto riguarda il conflitto con Mosca, Pagliara sottolinea come quello tra Trump e Putin sia «una partita di poker molto delicata», dove il leader russo finge di avere le carte vincenti, mentre la Russia affronta pesanti difficoltà economiche e sociali: «Anche Putin ha bisogno di un accordo, ma deve arrivarci accettando compromessi reali. Trump spera di portarlo a quel punto. Se non ci riuscisse, ha altre carte pronte, come dimostra anche il caso Musk: Trump cambia rapidamente atteggiamento quando serve».
Sul Medio Oriente, infine, il giornalista affida la sua analisi a una battuta diffusa nella regione: «Il pessimista in Medio Oriente è un ottimista con esperienza».
Chiusura sul rapporto tra Italia e Usa: «È un rapporto profondo e antichissimo. Dalla stesura della Costituzione, alla quale ha contribuito un italiano, Filippo Mazzei, amico di Jefferson, passando per la grande ondata migratoria, con milioni di italiani che sono andati negli USA riuscendo a costruire, tra mille difficoltà, un futuro di successo. Molti sono diventati uomini d’affari partendo da zero, con una valigia di cartone. Tutto questo crea un legame viscerale che non potrà mai essere reciso.
E poi, non dimentichiamolo, l’Italia deve molto ai soldati americani che hanno contribuito alla sua liberazione».
L’articolo Claudio Pagliara: “Così racconto il mondo tra America, Cina e Medio Oriente” proviene da IlNewyorkese.