Paride D’Angelo, è un produttore e fondatore di un’azienda vitivinicola con sede a Pianella, in provincia di Pescara. In poco più di un decennio, ha costruito una realtà giovane ma già radicata insieme al fratello, capace di unire tradizione contadina e visione imprenditoriale
L’azienda oggi conta quasi 50 ettari vitati, è interamente certificata biologica, e produce vini ottenuti da fermentazioni spontanee e lavorazioni artigianali, interpretando il vino non solo come prodotto, ma come linguaggio contemporaneo di territorio e identità. Dal Montepulciano d’Abruzzo Riserva DOC al Cococciola DOC, fino alla linea più irriverente Tutta Coccia, il progetto rappresenta oggi una delle espressioni più interessanti del nuovo artigianato vinicolo italiano. Lo abbiamo intervistato per iINewyorkese.
Come nasce la tua avventura nel mondo del vino?
È iniziata dodici anni fa, quando avevo appena 21 anni. Venivo da altri settori, ma il vino era parte della mia vita da sempre: mio padre è stato presidente dell’Associazione Italiana Sommelier, quindi fin da bambino mi ha trasmesso la curiosità di assaggiare, capire e rispettare il vino. Ho comprato i miei primi dieci ettari e ho iniziato a vinificare quasi per gioco. Oggi l’azienda è cresciuta, e la conduco insieme a mio fratello: io mi occupo della parte commerciale e amministrativa, lui segue la cantina e la produzione.
Com’è strutturata oggi la vostra azienda?
Abbiamo quasi 50 ettari di vigneti in Abruzzo, suddivisi in tre aree: Pianella, dove si trova la cantina principale con circa 30 ettari; Pratola Peligna e Bucchianico, nella zona di Chieti. Queste ultime sono più in altura, circa 650 metri sul livello del mare, e qui coltiviamo solo un prodotto: lo spumante Tutta Coccia, la nostra etichetta più iconica. Si tratta di uno spumante ottenuto da uve Montepulciano in purezza (100%). È una bolla decisamente particolare, perché pur adottando un metodo “Prosecco”, mantiene tutta la personalità del Montepulciano: il colore è intenso, profondo, quasi da ricordare un Lambrusco, e al calice si presenta con una spuma vivace e una struttura corposa. lavoriamo esclusivamente in biologico e con fermentazioni spontanee. Usiamo solo lieviti indigeni e curiamo ogni fase della vinificazione per ottenere vini puliti, eleganti e naturali. È una filosofia: il vino deve essere buono, ma anche far stare bene chi lo beve.
“Tutta Coccia”: un nome curioso, un vino fuori dagli schemi.
È un progetto nato cinque anni fa quasi per scherzo. Io e mio fratello volevamo creare qualcosa che ci divertisse e che facesse divertire i nostri clienti. Abbiamo coinvolto un’agenzia di comunicazione e abbiamo sviluppato un progetto dal linguaggio pop, colorato, leggero. “Tutta Coccia” significa letteralmente “tutta testa” — un po’ come dire: quando ci metti la testa e il cuore. Abbiamo voluto rompere gli schemi del vino tradizionale. La bottiglia e il packaging sono colorati, pop, quasi provocatori. Il nostro obiettivo è far capire che il vino può essere autentico e di qualità, ma anche moderno, divertente e accessibile. “Tutta Coccia” è nata come bottiglia da aprire in cantina con gli amici, ed è diventata un simbolo del nostro modo di lavorare: con serietà, ma senza prenderci troppo sul serio.
Avete scelto di investire sul mercato americano. Com’è nata questa decisione?
All’inizio ci siamo affidati ad un grande importatore americano ma tre anni fa abbiamo chiuso il contratto e siamo ripartiti da zero. Parlando con un amico che lavora nella ristorazione a New York, ci siamo detti: perché non proviamo a importare noi stessi? Così abbiamo aperto la nostra società di importazione a New York, con sede operativa tra Manhattan e il New Jersey. Io e Raffaele Volpe, che oggi è il nostro brand ambassador negli Stati Uniti, siamo stati ogni giorno sul campo, a raccontare la nostra storia e far assaggiare i vini. Oggi gestiamo direttamente la distribuzione dei nostri vini in New York, New Jersey, e collaboriamo con ristoratori italiani e americani che credono nella qualità del prodotto. Il mercato americano è diventato il nostro primo mercato, rappresenta circa il 50% della produzione.
E poi è arrivato un incontro fortunato…
Sì, direi quasi cinematografico. Durante il Vinitaly, a fine giornata, un imprenditore americano si è avvicinato al nostro stand. Ho stappato una bottiglia di “Tutta Coccia” e gliel’ho fatta assaggiare. All’inizio era scettico, per lui le bollicine erano “solo del Nord Italia”, ma dopo il primo sorso si è innamorato del prodotto. Mi ha detto che voleva portare il prodotto in America, creare un brand, persino delle Ape Car brandizzate “Tutta Coccia” da far girare per New York. Pensavo scherzasse. Un mese dopo mi scrive e da lì è partito tutto. Oggi il progetto “Tutta Coccia” negli USA cresce: stiamo preparando il lancio estivo con le Ape Car che gireranno tra Manhattan e Long Island. È un modo nuovo di raccontare il vino: dinamico, contemporaneo e profondamente italiano.
La vostra azienda si distingue per una forte identità legata alla tradizione e alla sostenibilità. Come riuscite a comunicare questi valori nel mercato, sia in Italia che all’estero?
La nostra azienda nasce con una filosofia molto chiara: fare vino come si faceva una volta, nel pieno rispetto della tradizione. Produciamo vini seri, capaci di invecchiare bene, tutti rigorosamente biologici e frutto di fermentazioni spontanee. Tutti i nostri vigneti e i cinquanta ettari di proprietà sono certificati bio, perché crediamo che il vino debba essere buono, ma anche sano — un prodotto che si beve con piacere e che “fa stare bene”. Pur essendo un’azienda giovane, ci teniamo a comunicare un’immagine coerente: rispetto per la sostenibilità, attenzione al territorio e cura per ogni dettaglio. I nostri vini sono puliti, autentici, mai difficili: vogliamo che siano vini che si lasciano bere, che parlino dell’Abruzzo senza filtri, in modo semplice e diretto. L’Abruzzo è una regione straordinaria, dove in pochi chilometri passi dal mare alla montagna: questa varietà si riflette nei nostri vini. Lavorare in bio qui è possibile, perché intorno ai nostri vigneti c’è solo natura.
Quando presentate i vostri vini a importatori o ristoratori, quale messaggio volete trasmettere loro sul vostro modo di lavorare?
Ogni volta che incontriamo un nuovo importatore o un ristoratore, portiamo con noi non solo il vino, ma la storia del nostro territorio. Organizziamo degustazioni, raccontiamo dove nascono le nostre uve, parliamo dell’Abruzzo come di una regione unica: tra mare e montagna in appena venti chilometri, un luogo verde, ideale per lavorare in biologico. I nostri vigneti sono isolati, circondati dalla natura, e questo ci permette di produrre senza rischi di contaminazione. Spieghiamo che siamo un gruppo di ragazzi che crede nella qualità e nella trasparenza: vogliamo far conoscere vini autentici, fatti bene e con passione. E poi il nostro vino è estremamente versatile: lo puoi abbinare a una pizza, a un piatto di pasta o a una carne alla griglia, è una bolla che si fa amare, e quando la provi, te ne innamori. Guardando alfuturo, vogliamo continuare a crescere senza tradire la nostra filosofia: restare fedeli al territorio, investire sulla qualità e sull’autenticità, e far conoscere sempre di più l’Abruzzo attraverso i nostri vini. L’obiettivo è ampliare la presenza sui mercati internazionali, ma mantenendo lo stesso spirito artigianale che ci ha fatto nascere: giovani, sinceri e legati alla terra.
L’articolo Dall’Abruzzo a Manhattan: Paride D’Angelo porta oltreoceano il vino biologico “Tutta Coccia” proviene da IlNewyorkese.





